ROSSANO VACANZE

giovedì 25 febbraio 2010

'Ndrangheta / La Cassazione "scagiona" Barilari dal duplice omicidio Fabbricatore-Campana

"Scricchiola", anche se di poco, alla prova della Cassazione, l'ordinanza cautelare in carcere emessa il 16 luglio scorso dal Giudice per le indagini preliminari di Catanzaro Antonio Battaglia su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale Antimafia Vincenzo Luberto, nei confronti del 40enne coriglianese Maurizio Barilari detenuto in regime di 41-bis così come tutti gli altri 26 indagati finiti in carcere quel giorno con l'accusa d'essere organici alla potente e temuta cosca zingara degli Abbruzzese di Cassano.

Maurizio Barilari, come gli altri, venne catturato dai Carabinieri del Ros durante l'operazione relativa alla maxi-inchiesta "Timpone Rosso". Che lo vede accusato d'associazione per delinquere di stampo mafioso, di concorso nell'omicidio di Giorgio Salvatore Cimino e nel duplice omicidio di Giuseppe Vincenzo Fabbricatore e Vincenzo Campana oltre che di altri reati. Ieri i Giudici della prima sezione penale della Suprema Corte hanno parzialmente accolto il ricorso presentato dal difensore dell'indagato, l'avvocato Salvatore Sisca. In particolare gli "ermellini" hanno accolto la parte del ricorso relativa all'accusa gravante in capo a Barilari d'aver partecipato all'organizzazione e alla fase esecutiva del duplice omicidio Fabbricatore-Campana, avvenuto il 25 marzo del 2002 in un plateale agguato a colpi di kalashnikov lungo il tratto coriglianese della Statale 106. Per questo fatto il "castello accusatorio" eretto dalla Dda è stato ritenuto non sufficiente a reggere l'applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di Barilari. Che i supremi Giudici hanno quindi annullato rinviando gli atti al Tribunale del Riesame di Catanzaro, che dovrà ora fissare una nuova udienza dopo quella che nei mesi scorsi aveva visto rigettato il circostanziato ricorso del difensore del coriglianese. La Cassazione ha invece rigettato il ricorso in relazione ai capi d'accusa riguardanti l'associazione mafiosa, la partecipazione all'omicidio di Giorgio Salvatore Cimino e gli altri reati. Barilari resterà dunque in carcere. L’avvocato Sisca ha puntato soprattutto a “dimostrare” l’inattendibilità del collaboratore di Giustizia Vincenzo Curato, il quale chiama in causa Barilari nell’omicidio Cimino e nel duplice omicidio Fabbricatore-Campana: "Omicidi di cui il pentito Curato s'è autoaccusato in qualità di partecipante - spiega il legale - dimenticando però che il giorno dell'agguato mortale contro Fabbricatore e Campana lui era detenuto in carcere a Catanzaro, come ho dimostrato producendo ai supremi Giudici il relativo certificato di detenzione". Oltre a Curato a rendere dichiarazioni circa la presunta appartenenza di Maurizio Barilari al locale di ‘ndrangheta cassanese sono stati anche altri due collaboratori di Giustizia: Pasquale Perciaccante - ex killer degli Zingari e già condannato all'ergastolo per omicidio in un altro processo - e Carmine Alfano, cognato dello stesso Barilari avendone sposato la sorella. I tre pentiti, nelle loro dichiarazioni, individuano Barilari quale massimo responsabile della ‘ndrina operante a Corigliano per diretta promanazione del supposto capo indiscusso del locale degli Zingari, il 40enne Francesco Abbruzzese alias "Dentuzzo".

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