Il Santuario di Santa Maria del Patirion fa risalire le sue origini al 12° secolo: la sua fondazione fu opera del Beato Bartolomeo da Simeri; questi seppe coniugare, all’interno del complesso monastico, il lavoro agricolo con un’intensa attività artistica e culturale di trascrizione e di ornamentazione dei codici. Grazie al suo operato, il Santuario conobbe un momento di fioritura sia economica che culturale, oltre che spirituale: ma, in seguito, giunse la decadenza. La chiesa subì, nel corso dei secoli, numerosi rifacimenti e restauri: il primo nel 1672, per volere del cardinale Carlo Barberini. Altri nel 1705 e nel 1775: durante questi ultimi lavori si pervenne alla realizzazione di un nuovo altare di marmo sul quale venne collocata l’icona quattrocentesca della Vergine Odighitria. Nel 1921, ad opera del Valenti si provvide al restauro del mosaico pavimentale. Nel complesso, la chiesa può considerarsi ben conservata; poco rimane, invece, del chiostro e delle fabbriche abbaziali a nord della chiesa. La chiesa è un edificio di proporzioni contenute, costruito con pietrame e frammenti di laterizio. Al centro si apre il portale, che ha un andamento ad arco ed è fiancheggiato da due colonnette con capitelli decorati. Due oculi sormontano l’ingresso; ai lati, in corrispondenza delle navatelle, si aprono due finestre monofore ad arco a tutto sesto. Interessanti sono i due portali: il portale Meridionale è il più elaborato, con due colonne incassate nella muratura che sostengono, tramite capitelli decorati, due mensole; e il portale Settentrionale, affiancato da due colonnette. L’interno della chiesa è semplice: a pianta basilicale, esso consta di tre navate divise da quattro archi a sesto acuto, i cui sostegni sono costituiti da colonne cilindriche in muratura. Oltrepassando un arco trionfale ad ogiva si entra nella zona presbiteriale. Il presbiterio è delimitato da quattro colonne e articolato in tre vani absidati. Sensazionale è il mosaico, purtroppo pervenutoci solo in parte: simile ad un grande tappeto di matrice orientale, presenta fregi di foglie stilizzati - che incorniciano la scritta - e quattro grossi medaglioni entro i quali sono rappresentati un liocorno al galoppo, un centauro, un felino mostruoso e un grifone rampante.
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