ROSSANO VACANZE

martedì 12 gennaio 2010

Itinerario Montalto - Luzzi - Bisignano - S. Demetrio - S. Cosmo - Vaccarizzo - Corigliano - Patirion - Rossano

Cosenza - Montalto - Luzzi - Sambucina (A3+559: km. 33 o 53, ore 1:30 o 2:30*)Luzzi - Bisignano - S. Demetrio Corone (S. Prov.: Km. 37, ore 1:30)S. Demetrio - S. Cosmo - Vaccarizzo - Corigliano (S. Prov. +106: Km. 36, ore 2:30)Corigliano - Patirion - Rossano (106+177: Km.33, ore 2:30) Si consiglia, dato il numero di località di elevato interesse comprese in questo itineraro, di dividerlo in due tappe, pernottando eventualmente a Rossano Lido.Imboccando l'autostrada A3 in direzione nord, si percorre la valle del Crati, direttrice principale di innumerevoli migrazioni e, come tale, luogo di svariate scoperte archeologiche. A poco più di 14 chilometri, si esce dallo svincolo per Montalto-Rose; volgendo a sinistra, può raggiungersi Montalto Uffugo, con un aumento di percorrenza di 20 km. L'Uffugum ricordata da Tito Livio, e la cui ampia piazza del mercato dalla quale si gode una bella veduta sulla valle del Crati fu teatro nel 1562 dell'orrendo massacro dei Valdesi, sorge a 468m. e conta 11.940 ab. Sono interessanti la Chiesa di S. Maria della Serra, dalla incompiuta facciata di gustoso stile barocco (sec. XVII-XIX: Giovanni Calì- attribuzione: Mario Borretti), con statua lignea della titolare di stile gotico, e la Chiesa di S. Francesco di Paola ove è un tradizionale ritratto ritenuto coevo del Santo (ca. 1482) mentre nella cappella Alimena (1500) era la tela S. Martino opera di Mattia Preti (oggi a Bologna?). Degne di nota, ancora, le altre chiese (sec. XV) di S. Domenico, di S. Chiara e di S. Antonio, ove figura una tela, "Madonna in gloria", di Ippolito Borghese (ca. 1610). Montalto fu anche sede di un'Accademia (sec. XVIII) e, come curiosità storica, ricordiamo infine che un fatto di sangue colà avvenuto diede al Leon-cavallo, che vi aveva assistito da ragazzo, l'ispirazione per la famosa opera lirica "Pagliacci" (1892). Caratteristici sono i festeggiamenti della Madonna delle Grazie (luglio), la processione "la Turba" con la rappresentazione della Passione (28 marzo) e quella del Corpus Domini (2 giugno). Sullo stesso tratto della S.S. 19 è anche il bivio per Rose (m. 435, ab. 4.557), patria del giurista Gaetano Argento (1680-1728). Volgendo, invece, a destra dello svincolo autostradale, dopo breve percorso è il bivio per Luzzi (m. 375, ab. 10.564), probabilmente l'antica Tebe Lucana. Qui, Chiesa di S. Giuseppe con marmo tombale paleo-cristiano proveniente dalle catacombe romane, tela di S. Gennaro di Andrea Vaccaro (ca. 1640), in deposito al L.R.S., e reliquie di S. Aurelia Marcia. Proseguendo sulla S. 559 per la Sila, a circa 6 Km. dall'abitato si trova l'Abbazia cistercense della Sambucina. L'archincenobio sorge a 850 m., e fu importante centro di vita monastica e artistica (sec. XII-XV) e dimora di personaggi celebri, dall'abate Giocchino da Fiore a Pietro Lombardo (il Magister sententiarum). Nell'abside del tempio, affresco della Vergine (primi '500). Ciò che si vede oggi, è comunque solo una piccola parte della costruzione originaria, franata a valle nel 1569; la facciata fu ottenuta, nel sec. XVII, tamponando l'ultima arcata della navata centrale, che si estendeva, con le due laterali (della sinistra è visibile un arco), per una ventina di metri ancora in avanti. Ritornati a Luzzi, si prende la S. Prov.le che, varcato il fiume Mucone, conduce a Bisignano. Il paese (m. 350, ab. 10.179) era già noto sin dai tempi delle lotte annibaliche.

E' sede vescovile. Cattedrale in forme normanne, ricostruita nel XIV secolo, con interessante portale tardogotico in pietra, e rifacimento barocco del roglianese Mangerio (sec. XVII: attribuzione Mario Borretti); l'interno, rimaneggiato, conserva un fonte battesimale del sec. XV. Nella Chiesa dei Riformati (sec. XIII), altro portale aragonese, chiostro a tipo monastico ogivale del XIV secolo, grande crocefisso ligneo del siciliano Fra' Umile da Petralia (Gianfrancesco Pintorno, 1580-1639), statua marmorea della Madonna, di scuola gaginiana, e tela "S. Daniele confortato da Angeli" di scuola di Luca Giordano (fine '600, G. Simonelli?). Nella Chiesa di S. Domenico, tela "Presentazione al tempio" dell'ambiente del napoletano Laurito (sec. XV-XVI), in fase di restauro, così come la chiesa di S. Francesco di Paola, con soffitto ligneo del sec. XVIII e cappella Sanseverino con affreschi. Va segnalato l'artigianato bisignanese, che ha la sua massima espressione nei liutai, i De Bonis di fama ormai universale. Nel territorio (contrada "Grifone"), vicino all'A-3 e visibile dalla strada, il misterioso "Cozzo Rotondo",tumulo forse sepolcrale tuttora inesplorato ma provvida occasione per convegni, tavole rotonde, etc. Da Bisignano, si segue la S. Prov. (sfortunatamente disagevole per diverse zone franose) e che, superato il torrente Duglia, continua quasi sempre a mezza costa su una serie di collinette montagnose, formanti il gruppo della pre-Sila "Greca". Si giunge quindi, dopo 15 Km., a S. Sofia d'Epiro (m. 550, ab. 2.679), paese abitato da oriundi albanesi, e che conserva riti e costumi tradizionali che in alcune particolari solennità civili e religiose assumono indimenticabili aspetti di colore orientale; nella chiesa, recentemente sono stati rifatti, con gusto e proprietà, dall'artista greco specializzato Jannakakis, gli affreschi, di stile bizantineggiante. Continuando sulla stessa S. Prov., superato il bivio per Acri (sulla destra), a circa 10 Km. si trova S. Demetrio Corone (m. 520, ab. 5.038), con bella visita sulla valle del Crati. Al bivio conviene prendere a sinistra, trovando così all'entrata del paese la chiesa basiliano-normanna di S. Adriano. S. Demetrio, in cui nacque il patriota, letterato, Domenico Mauro (1812-1873) è il cento intellettuale degli Albanesi d'Italia, già sede di vescovado e del celebre Collegio Italo-Albanese fondato da Papa Corsini e dalla famiglia Rodotà dei Coronei (a S. Benedetto Ullano nel 1734, poi trasferito a S. Demetrio nel 1794). Gli abitanti sono bilingui. Annessa al Collegio, che è ormai in desolato abbandono ed avanzante degrado, si trova la notevole chiesa di S. Adriano, già monastero archimandritale fondato da S. Nilo nel 955, poi rimaneggiato in varie epoche, e che mostra nell'interno con colonne romaniche (come al "Patirion") splendidi elementi musivi sul pavimento e (probabile opera del sec. XII d'influenza jonico-greca), e paliotti in affreschi bizantini stucchi colorati sui tre altari barocchi (sec. XVIII) dell'abside, mentre è stata trafugata la conca ottagonale con coperchio in pietra calcarea di foggia paleo-bizantina (ritenuta del sec. XI), ed infine è stata spostata in altra chiesa la reliquia di S. Adriano (1531), la cui festività si celebra il 22 agosto. Nel centro si svolge, da anni, anche un Festival della canzone albanese.
Lasciato l'abitato oltre la località "Serra di S. Nicola", si costeggia la valle del Misòfato, con ampia veduta su tutti i paesi albanesi e sulla piana di Sibari; si giunge a S. Cosmo Albanese (m. 406, ab. 860), che presenta alcuni ruderi di un santuario basiliano, e poi a Vaccarizzo Albanese (m. 429, ab. 1.492) che ha due chiese entrambe dedicate alla Madonna di Costantinopoli ed officiate con rito greco e latino. Al bivio di S. Mauro, luogo di ritrovamenti archeologici, a breve distanza dalla S.S. 106, il palazzo della omonima fattoria fortificata di proprietà dei Principi di Bisignano, i Sanseverino (1515), ove fu ospite il sovrano Carlo V. Ha cortile quadrato, torrione d'ingresso, logge, ed altri ambienti d'interesse architettonico. Subito dopo, il bivio di Frasso per la S.S.106. La strada si svolge ora prevalentemente in pianura, e, dopo una diecina di chilometri, si arriva a Corigliano Calabro (m. 219, ab. 25.948). Il paese, in via di espansione negli ultimi decenni, è da secoli al centro di una vasta zona di fiorente agricoltura (a gennaio vi si tiene la "Sagra degli agrumi"). E' patria di Antonio Toscano, che il 13 giugno 1799, rinnovando l'epico gesto di Pietro Micca, fece saltare il forte di Vigliena, presso Napoli, opponendosi così all'avanzata dei "lazzari" del Cardinale Ruffo. Tra le chiese di Corigliano: in basso, la Chiesa del Carmine, con facciata a tre portali di gusto gotico, realizzati da artisti locali: è visibile lo stemma del Vescovo di Rossano, G. B. De Lagni (1493-1503); nelle lunette, tre affreschi del secolo successivo (1555); campanile in mattoni, nonché affreschi di Domenico Oranges (1744); in alto, S. Antonio di Padova, costruzione del XV secolo, con belle cupole e maioliche policrome: nell'interno mausoleo marmoreo di Barbara Abenante (1522), due grandi dipinti di seguace del Solimena (sec. XVIII: attribuiti a Leonardo A. Olivieri) raffiguranti "L'Immacolata" ed il titolare, bell'organo del '700, mentre non vi è più traccia dei mosaici del presbiterio; Chiesa di S. Pietro, ove era il dipinto su tavola della Odigitria, proveniente dall'abbazia di S. Maria del Patire, opera di schema bizantino del sec. XV, che reca sul lato opposto altra pittura con "Cristo in Croce fra i dolenti", e che oggi è nel Museo Diocesano di Rossano, e vi sono due tele di Nicola Menzele, "Madonna del Suffragio" e "Sacra Famiglia" datate 1763 e 1762, e due busti lignei di scuola napoletana del XVIII secolo, "S. Pietro e Paolo"; Chiesa dei Cappuccini, con vasto polittico dell'altare maggiore ed altro cospicuo gruppo di opere, dovute ad Ippolito Borghese (1607); Chiesa di S. Francesco di Paola, del '400 ma rifatta nel 1500, con resti di un polittico di Pietro Negroni, "SS. Trinità" (sec. XVI), ed un coro ligneo di Pasquale Pelusio (1782). Sull'abitato sovrasta la mole turrita del castello che fu dei Ruffo (sec. XV), successivamente trasformato, e che conserva elementi durazzesco-aragonesi (1490), grandi salone e cappella decorati ad opera di Perricci, Ferrari, Morelli, Varni, sec. XIX. Nel fortilizio, in cui nacque Carlo di Durazzo, sono conservati gli archivi Saluzzo e Solazzi (importanti famiglie che dominarono Corigliano dal sec. XVII al XIX). Seguendo la S.S. 106, sempre in direzione sud, dopo circa 6 chilometri s'incontra il bivio della strada che, attraverso un percorso breve (km. 6,7) ma tortuoso, conduce al Patirion. Su una spianata, a circa 600 m. d'altitudine, sono i resti del famoso convento basiliano fondato all'inizio del sec. XII da S. Bartolomeo da Simari. Dall'alto della solitaria propaggine silana, vista immersa sulla piana di Sibari, sino alla grande curva meridionale del golfo di Taranto, sul massiccio del Pollino, e sul boscoso fianco nord-est della Sila "Greca", nereggiante di pini. La chiesa è una costruzione, abbastanza ben conservata, di età normanna con aspetti decorativi esteriori di tipo siculo, interessanti mosaici pavimentali, ed un crocifisso ligneo del '500. Ritornati sulla S.S. 106, si imbocca dopo poco la S.S. 177, che porta, in una salita con vista bellissima su una grande distesa di argentei oliveti, a Rossano (m. 270, ab. 35.474). Già insigne città di fondazione romana, essa divenne nel X secolo il centro bizantino più importante della Calabria. Preziosi monumenti sono: S. Marco, chiesa dell'XI secolo a cinque cupolette (come la Cattolica di Stilo) e triabsidata, con tracce di affreschi raffiguranti la Madonna Odigitria; Panaghìa (sec. XII), altro edificio di suggestiva architettura bizantina, con tracce di affreschi ("S. Giovanni Crisostomo") ed altri elementi decorativi degni di nota; la Cattedrale, rifatta nel XVIII-XIX secolo in forme più progredite, e che nasconde sotto una profusione di marmi tracce della primitiva costruzione angioina (abside, finestroni, etc.), mentre la "Madonna Achiropita", oggetto di intenso culto popolare, è testimonianza di un'epoca ancora più remota (sec. X), così come i mosaici scoperti recentemente durante il restauro curato dagli ing. Leporace e Magorno: vi sono inoltre diverse, notevoli, tele di scuola napoletana del '600 e '700, ed altari e soffitto a cassettoni (fine '600) nelle navate laterali.
Annesso al palazzo arcivescovile, il Museo Diocesano. Vi sono conservati dei corali, opere di artigianato locale dei sec. XV-XVIII, tele e tavole come la già ricordata "Madonna Odigitria" del Patire e la "Pietà" firmata da Andreas Pavias, iconografo cretese della seconda metà del '400 argenteria sacra fra cui l'anello detto di S. Nilo (sec. XIII, proveniente anch'esso dal Patirion) ed il busto argenteo della patrona (Costanzo Merlino, orefice napoletano, 1768: attribuzione Raffaele Borretti),ed il famosissimo Codex Purpureus, codice membranaceo a caratteri onciali d'argento, su pergamena dipinta a Consta di 188 fogli, e contiene il testo greco dei vangeli di S. Marco e di S. Matteo, decorato con 16 grandi miniature, elaborate con gusto squisitissimo, e con alta proprietà del disegno e del colore. Meritano una visita, anche, le chiese di S. Bernardino (sec. XV), dal portale ogivale, con nell'interno il sepolcro di Oliverio di Somma (1536) e un bel crocifisso ligneo (sec. XVII), e quella di S. Nilo, con pregevoli parati del 1750. Si consiglia di vedere, infine, la parte antica dell'abitato (rione Penta) dove anticamente era situata al chiesa di S. Nicola del Vallone, con esempi di arte medievale. Nel mese di gennaio si svolgono tipiche manifestazioni popolari a carattere religioso, come la processione dei Re Magi, o la sagra dei "ciaramellari" (zampognari).

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